Onorevoli Colleghi! - Con la delibera del consiglio comunale di Montecopiolo n. 7 del 1o marzo 2007, veniva formulata richiesta di referendum - ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, come modificato dall'articolo 9, comma 1, della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 - per il distacco del comune di Montecopiolo dalla regione Marche e la sua aggregazione alla regione Emilia-Romagna, avente per oggetto il seguente quesito: «Volete che il territorio del comune di Montecopiolo sia separato dalla regione Marche per entrare a far parte integrante della regione Emilia-Romagna?».
Con questa delibera Montecopiolo ripercorreva i passi di altri sette comuni, appartenenti anch'essi alla microregione del Montefeltro. I confinanti comuni di San Leo, Maiolo, Pennabilli, insieme a Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Talamello e Casteldelci, già il 18 dicembre 2006 avevano espresso infatti, attraverso il referendum unitario della Valmarecchia, la stessa volontà di essere aggregati alla regione Emilia-Romagna.
Con la stessa delibera il consiglio comunale di Montecopiolo nominava il signor Ennio Luponio e il signor Denis Guerra, rispettivamente, come delegato effettivo e delegato supplente ai sensi dall'articolo 42, quarto comma, della legge 25 maggio 1970, n. 352, affinché, previa elezione del domicilio in Roma, depositassero la suddetta richiesta di referendum presso la cancelleria della Corte di cassazione.
Nessun'altra documentazione o deliberazione veniva richiesta o prodotta, ai sensi dell'articolo 132 della Costituzione e
Le ragioni di Montecopiolo, comune fortemente integrato con il riminese e la Valmarecchia.
Geografia.
Il comune di Montecopiolo fa parte del Montefeltro, regione storica il cui territorio appartiene in parte alla provincia di Rimini, in parte alla repubblica di San Marino, ma soprattutto alla provincia di Pesaro e Urbino, anche se dal punto di vista economico-funzionale essa gravita totalmente sul territorio riminese e sulla Valmarecchia.
Montecopiolo è uno spartiacque, da una parte chiude la Valmarecchia e dall'altra ospita le sorgenti del Conca, quindi dal punto di vista idrogeologico si può considerare appartenente ai due versanti: l'acqua delle sue sorgenti alimenta gli acquedotti dei comuni della Valmarecchia
Analisi storica.
Non riconoscere le ragioni etniche, storiche, geografiche ed economiche che legano il Montefeltro ai territori delle province di Rimini e di Forlì-Cesena vuol dire negare ogni verità e logica di buon senso.
Quelle verità che prima di noi furono affermate da storici, dotti e poeti di tutta Italia, che alla domanda se il Montefeltro fosse in Romagna, dettero già una loro risposta diretta o indiretta, per tutti Dante che nella Divina Commedia, nel canto 27 dell'Inferno, pose il territorio di Montecopiolo in Romagna.
Francesco Lombardi in «Ambiente, storia e arte nelle alti valli del Foglia e del Conca» scrive: «Se si considera il Montefeltro nell'arco della sua lunga durata (490 dopo Cristo-1999) ci si accorge subito che questa sub regione storica, come area territoriale politica, è stata più un simbolo che una realtà: geograficamente e fisicamente non omogenea, amministrativamente instabile, erosa, scorporata, frantumata talora quasi indefinibile talora quasi inesistente. La storiografia ha perfino travisato la storia facendo di Urbino la presunta capitale del Montefeltro, quando è documentato che Urbino è fuori dal Montefeltro, anche se i conti omonimi si sono trasferiti in questa città: così come Roma è fuori dalla Savoia, anche se quei conti sono poi diventati Re d'Italia».
Il Montefeltro come territorio ha avuto la propria origine come entità religiosa e precisamente come diocesi: agli inizi del VI-VII secolo San Leo (allora Mons Fereter) venne scelta come sede, per cui tutto il territorio diocesano venne naturalmente denominato da questo capoluogo. La linea di confine di questa circoscrizione passava dagli «alti bacini delle valli e delle convalli di cinque corsi d'acqua autonomi: Savio, Uso, Marecchia, Conca e Foglia. Con tutta evidenza era un assemblaggio "irrazionale" secondo i moderni criteri di unità territoriale». Ancora oggi il Montefeltro rimane vivo come provincia ecclesiastica la cui diocesi è sede suffraganea di Ravenna Cervia.
Per quanto riguarda il Castello di Montecopiolo la prima notizia storica la si trova nella «Descrizione della Provincia della Romagna» fatta per ordine del cardinal Anglico vicario generale pontificio al tempo di Gregorio XI (1371) dalla quale si evince che il Castello aveva dimensioni ragguardevoli e che ospitava sessanta famiglie, oltre il castellano e una squadra di dodici armigeri.
Durante la parentesi napoleonica, con proclama del 6 giugno 1799, la comunità di Montecopiolo come tutto il Montefeltro venne dichiarata facente parte della Romagna. Nel 1808 venne invece aggregata ancora alla provincia di Urbino, salvo tornare alla Romagna dopo due anni. Ritornato a governare lo Stato della Chiesa, nel 1816 il Montefeltro venne aggiudicato alla provincia di Urbino. Di questo atto «contro natura», come testimoniano i documenti relativi al periodo, i feltriani non se ne diedero giustificazione. Come si evince da un fascicolo manoscritto del 1866 compilato da don Eugenio Calleri, non appena il re Vittorio Emanuele ebbe sconfitto nel 1859 gli austriaci, il popolo inalberò il vessillo sabaudo chiedendo di essere riunito alla Romagna, ma la polizia pontificia impedì qualsiasi moto rivoluzionario.
Sanità.
La razionalizzazione dei servizi ospedalieri effettuata dalla regione Marche ha impoverito il territorio di strutture sanitarie di riferimento e attualmente l'unico ospedale della regione facilmente accessibile dai cittadini del comune di Montecopiolo è quello di Novafeltria, comune della Valmarecchia. In caso di patologie importanti, come quelle cardiovascolari e oncologiche, e per le terapie riabilitative, l'80 per cento della popolazione si rivolge a strutture dell'Emilia-Romagna.
Il passaggio del comune di Montecopiolo alla provincia di Rimini comporterebbe la riduzione delle enormi spese che attualmente la regione Marche è costretta a sostenere per fare fronte alla cosiddetta «mobilità passiva».
Attività economiche.
Esiste una stretta correlazione tra le attività produttive del comune di Montecopiolo e quelle della Valmarecchia e dell'Emilia-Romagna: la maggior parte delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese lavora per il riminese, chi non trova lavoro a Montecopiolo trova sbocchi occupazionali nella Valmarecchia, nella Repubblica di San Marino e nella provincia di Rimini, come dimostrano i dati dei flussi migratori che dal 1990 al 2006 vedono il 52 per cento dei residenti di Montecopiolo emigrare verso Rimini e la Valmarecchia, contro un ben più misero 33 per cento verso Pesaro.
Il 52 per cento sul totale degli investimenti immobiliari fatti nel comune di Montecopiolo dai residenti della provincia di Rimini, a fronte di un 17 per cento fatto da pesaresi, conferma ulteriormente il forte legame esistente fra questa zona e l'Emilia-Romagna.
Istruzione.
I giovani di Montecopiolo frequentano le scuole superiori della Valmarecchia e di Rimini, solo alcuni i distretti di Sassocorvaro e di Urbino, mentre nessuno si spinge fino a Pesaro, considerata troppo lontana e difficile da raggiungere; se prendiamo a riferimento l'anno scolastico 2006/2007 infatti, il 51 per cento degli studenti è risultato iscritto a Novafeltria, il 17 per cento a Rimini, il 25 per cento a Sassocorvaro e solo il 7 per cento a Urbino.
Servizi.
Le infrastrutture e i servizi per il cittadino, sia pubblici che privati, si sono sviluppati seguendo criteri geografici, logistici e di convenienza economica.
Il primo servizio pubblico giornaliero di autocorriera risalente al 1914 portava a Santarcangelo e oggi viene gestito dalle ferrovie dell'Emilia-Romagna e porta a Rimini, mentre non esiste alcun servizio pubblico di linea verso Pesaro e Urbino.
Nel 1926 venne portata a termine la rete elettrica nel comune da parte della società dell'Alto Savio e nel 1922 fu costituito il
Senso di appartenenza.
La popolazione di Montecopiolo sente di appartenere all'Emilia-Romagna, con la quale condivide cultura, tradizioni gastronomiche, linguaggio ed economia.
Il risultato eclatante del referendum dimostra molto chiaramente quanto sia importante per i cittadini il passaggio di Montecopiolo dalle Marche all'Emilia-Romagna e le motivazioni sin qui esposte non fanno altro che rimarcare gli stretti legami esistenti con la Valmarecchia, sul cui territorio trova i servizi di base.
La regione Marche ha cercato di ovviare ai disagi di queste zone di confine formulando proposte per protocolli di intesa e accordi di programma, soluzioni temporanee, parziali e di difficile attuazione e quindi non in grado di risolvere in maniera definitiva i problemi, ma solo di rimandarli. Se i cittadini di Montecopiolo, nella loro vita quotidiana, per molteplici aspetti, vivono la realtà riminese come «abitanti di fatto», perché non devono far parte di questa comunità anche come elettori?
Esame delle tre richieste dei comuni del Montefeltro.
Si evidenzia, infine, come già peraltro osservato precedentemente, che le motivazioni e i bisogni che stanno alla base delle richieste avanzate dei cittadini di Sassofeltrio, Montecopiolo e quelle degli altri sette comuni del Montefeltro dove si è svolto analogo referendum (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Talamello, San Leo e Sant'Agata Feltria) sono assolutamente le medesime.
Per tutte queste ragioni, confidiamo in una rapida approvazione della presente proposta di legge che risponde alle attese dei tanti cittadini che, con il referendum, hanno manifestato in modo assolutamente democratico, trasparente e inconfutabile le loro legittime aspirazioni.